Sardegna - Ogliastra



Nell'estate del 2008 e 2009 assieme ad Ale sono stato in Ogliastra,
sulla costa orientale della Sardegna.
Ospitati da mia sorella nella casa di Barisardo, abbiamo usato il paese,
pieno di profumi e sapori, come campo base per esplorare la regione attorno.
Il mare è stato il fulcro delle nostre pellegrinazioni giornaliere.
Insenature ricche di colori densi di terra bruciata, acqua verde e blu profondo;
riposo dal sole implacabile sempre acceso sulla pelle.
Ogni spiaggia riserva sorprese, ogni scoglio richiama la durezza di un mare
forgiante la forza e lo spirito del popolo fiero ed orgoglioso
che ci ha accolto, già dal primo giorno, attorno ad un tavolo imbandito
di piatti regionali che ancora riassaporiamo.

Avrei voluto portare a casa un ricordo sonoro della spiaggia del paese
ma un po' la pigrizia, un po' la troppa confusione, lasciano ancora
la torre di vedetta osservare un rigoroso silenzio.
Poco più a sud, ancora più lontano dal turismo di massa, si arriva
a spiaggie ed insenature isolate dove il rumore del mare
la fa da padrone e la natura ci accoglie in una profonda contemplazione.

Lungo il litorale di Marina di Gairo si costeggiano delle scarpate
nelle quali si scende affacciandoci a diretto contatto con le onde.




Seguendo a sud, al termine della strada affacciata ad un dirupo,
la spiaggia di Coccorocci, isolata, di pietre rotonde e nere.




L'avventura vera comincia affrontando le strade verso l'interno,
nelle quali la mancanza di segnali e indicazioni
ci lasciano di fronte alla desolazione e alla voglia e testarda
di osservare ed essere in quella stupenda geografia.

Patria dei Nuraghe, se ne trovano sparsi ovunque, la maggior parte inaccessibili
vuoi perché all'interno di proprietà private, vuoi perché senza vere strade
o sentieri calpestabili senza la guida di un'esperto della zona.
Abbiamo raggiunto il Nuraghe Scerì seguendo le indicazioni spruzzate a
bomboletta sui muri e sull'asfalto.
Silenzio profondo intervallato da pochi insetti.
Ho chiamato Ale a un certo punto ma la mia voce è tornata indietro senza eco,
asciutta e secca.
Non una foglia a rispondere, non un campanello o una mucca o una pecora,
inghiottiti dal buco nero del tempo.




Ancora in cerca di spiaggie inospitali, questa volta verso nord,
ci inoltriamo sul monte Ginnirico sicuri di trovare una discesa a mare.
Chilometri. Fra strade sterrate e bivii ciechi, il caldo
e il costone di roccia che sprofonda nel blu si allontana,
lasciandoci di faccia contro sassi, polvere e ovili nascosti nella bassa boscaglia.




Continuando il girovagare sfruttando al massimo il motore
della piccola giapponese, all'interno nella zona di Gairo
si passa attraverso vallate e zone abbandonate dal fascino western
di film girati ormai decenni prima.
Il tacco che campeggia una valle profonda, strappata da una piccola ferrovia
in disuso; Gairo vecchia pericolante e fanstasma. Pochi turisti e una fontana
di acqua surgiva che esce da un muro.
La zona intorno, fuori dai paesi, è pascolo per buon latte e strepitosi formaggi.




La zona di Ulassai è di vento secco, sole e ulteriore silenzio.
L'aspetto è meno abbandonato ma ugualmente isolata
e poco accessibile di strade deserte e poche indicazioni.
Abbiamo raggiunto, forse unici, la chiesa di S. Barbara battuta da vento
e poco altro che si affaccia, come la strada per arrivarci,
su di una vallata profonda.
Prima di andarcene abbiamo avuto tempo di fermarci, poco distante,
ad una cascata di acqua gelida, ripida e in secca, data la stagione.




Nella meravigliosa valle che anticipa Perdasdefogu, famoso per la base militare,
si trova una distesa di turbine eoliche che danno un fascino di aria e luce.
Nel tentativo di avere una vista migliore sulla valle,
ci siamo inoltrati in una strada sterrata costeggiante un tacco
e lì, tra un bosco di conifere e una roccia erta
un temporale improvviso ci ha colto.








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